POZZO DELL'AMORE
Corso Porta Borsari, 15
37121 Verona (vr)
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POZZO DELL'AMORE


Un piccolo e romantico angolo nel cuore antico di Verona, a pochi passi da Piazza delle Erbe, in cui un pozzo in pietra è presente da molti secoli. Ad esso la tradizione lega il triste epilogo di una storia d'amore, avvenuta negli anni in cui i destini della città furono legati a quelli del Sacro Romano Impero

Il Pozzo dell’Amore è un piccolo angolo romantico di Verona, situato a pochi passi dalla turistica e sempre affollata Piazza delle Erbe. Per raggiungerlo si imbocca Corso Porta Borsari sino all’altezza del civico 15 e si volta a sinistra entrando in Vicolo San Marco in Foro. Percorsa una decina di metri sulla sinistra si apre lo stretto vicoletto cieco Pozzo San Marco, al cui termine è presente il Pozzo dell’Amore. Si tratta di un manufatto semplice e di aspetto medievale, privo di copertura, con VERA IN PIETRA LOCALE ED UNA ELEGANTE INTELAIATURA IN FERRO battuto, che culmina con una freccia rivolta verso il cielo a cui è appesa la carrucola. Sopra la grata che lo copre, una formella di ottone invita a lanciare una moneta portafortuna (Getta nel pozzo un solo soldino, pensa un momento al tuo destino, non ti distrarre, non far rumore eccolo eccolo arriva l’amore). Monete che vengono periodicamente raccolte per finanziare le iniziative del Club di Giulietta, una associazione senza scopo di lucro che risponde alle migliaia di lettere inviate ogni anno a Giulietta da tutto il mondo. Un pozzo che, come suggerisce il toponimo, in questo luogo è presente da molti secoli. La leggenda ad esso legata si svolse negli anni in cui Verona fu annessa la Sacro Romano Impero, tra il 1509 ed il 1516. Corrado di San Bonifazio era un giovane soldato che si era innamorato di una certa Isabella del casato dei Donati. Lei sembrava non ricambiare e lui tentava in tutti i modi di farla innamorare. Un freddo giorno d’inverno i due si incontrarono nel cortile vicino alla chiesetta di San Marco ad Carceres. Stanco dei continui fallimenti il soldato DISSE ALLA GIOVANE CHE LEI SEMBRAVA DI GHIACCIO e fredda come l’acqua del pozzo che si trovava in quel cortile. Isabella, per sfida, disse al giovane di buttarsi nel pozzo per vedere se l’acqua fosse ghiacciata come lui pensava. Corrado disperato, obbedì al comando e si gettò nel pozzo. Isabella, che nel profondo del suo cuore amava Corrado, vedendo cosa avevano causato le sue parole, lo segui nel pozzo scomparendo con il suo innamorato. 

"In questi anni passati, tenendo Massimigliano imperadore la città di Verona sotto il suo dominio, tra le guardie ad essa deputate era Corrado di San Bonifazio, giovine di grande statura, ben proporzionato, di giocondo e signorile aspetto e de la persona molto prode. Avvenne che un giorno egli s'incontrò in una gentildonna assai bella, Isabella del casato dei Donati, la quale mirabilmente gli piacque e di così fatta maniera gli entrò nel core che a lui pareva non aver mai più veduta nè così bella nè così leggiadra donna. Ma essa donna del Corrado poco o nulla si curava, e nulla le caleva di lettere od ambasciate o messi che il giovine a lei inviava. Solo ella diceva che se n'andassero tutti per i fatti loro e non la molestassero. Numerose altre vie Corrado tentò senza alcuna fortuna, anche se il freddo cuore di lei nutriva crescente amore. La ritrovò un giorno, insieme ad altre belle donzelle, in un istretto cortile vicino alla chiesetta detta di San Marco ad Carceres. Cominciò a parlare il giovine, appoggiatosi ad un grazioso e ben ornato pozzo che qui stava, in tutti i megliori modi cercando di portare Isabella a parlare d'amore con lui. Disse Corrado come la donzella gli sembrasse fatta di ghiaccio, fredda come l'acqua che nel pozzo stava. "Bene", gli disse per gioco crudele la giovine donna, "provate a saltar nel pozzo e forse vi trovarete più freddo che ghiaccio". Era circa la metà del mese di febbraio che i freddi avevano toccato loro miglior forza, la tramontana soffiava e il freddo era grande. Come l'amante udì la sua crudele Isabella dire che si gettasse nell'acqua, tratto da giovenil furore e da mal pensato pensiero alzando la mano le rispose: "Eccomi, eccomi pronto ad ubidirvi, se cosa grata vi faccio a saltar nel pozzo". E il fervente amante d'un balzo nel pozzo si gettò e vi scomparse tra l'orrore di tutti. La giovin donna che così bene nascosto avea lo suo amore per Corrado, atterrita per quel che avea causato, pria che le altre fanziulle potessero fermarla, anch'essa nel pozzo si gettò. La mala novella presto si diffuse per tutta la città e grande oprrore la percosse e negli animi più nobili pianti e angosce provocò. A quel pozzo nessuno fu che non si avvicinasse e non pensasse al potentissimo amore che avea condotto a morte due infelicissimi amanti. E da quel tempo infino ad ora Pozzo dell'Amore fu chiamato".

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Corso Porta Borsari, 15
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